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Acufene da stress

Il mondo in cui viviamo mette sempre a più dura prova il nostro organismo, minando il nostro benessere psico-fisico in svariati modi. Ad oggi l’acufene da stress è aumentato rapidamente incrementando il livello di stress ed ansia e causando soprattutto disturbi all’apparato uditivo.

Inquinamento acustico e fattori di stress 

Non è esento da tutto questo anche il nostro sistema uditivo, il quale risente negativamente sia del sempre crescente inquinamento acustico sia dello stress in generale che può causare l’insorgere di molte patologie tra cui, appunto, l’acufene da stress.

Cos’è l’acufene 

Prima di scandagliare le cause che legano lo stress di tutti i giorni all’insorgere di questa patologia è bene chiarire cosa si intende con questo termine. Acufene è il termine medico e scientifico per indicare quella comune sensazione di un fischio nelle orecchie, quello che sentiamo per intenderci dopo essere stati ad un concerto particolarmente rumoroso. A chiunque infatti, almeno una volta nella vita sarà capitato di avvertire un fastidioso ronzio o sibilo all’orecchio senza che ci fosse alcunché a provocarlo.
L’enorme differenza tra questo avvenimento che può capitare a chiunque, per le più disparate ragioni, e la vera e propria patologia è che per chi soffre di acufene il fischio non è un qualcosa di occasionale ma è un compagno di vita costante che, come si può ben immaginare, provoca un fortissimo senso di disagio fisico, emotivo e psicologico.
La ricerca medica non ha ancora individuato in maniera chiara quali possano essere le cause per l’insorgere di questo particolare fenomeno che più che una malattia è da considerare il sintomo di una malattia. Su un punto però medici, scienziati ed esperti concordano: il legame tra l’acufene e lo stress è insindacabile. Vediamo insieme perché.

Gli effetti dello stress sul nostro organismo 

Il ritmo di vita frenetica, le pressioni sociali, lavorativi, scolastiche e relazioni della nostra società iper-capitalistica stanno portando sempre più persone a soffrire di sindromi da stress e stati d’ansia. Il numero di individui che infatti convive quotidianamente con questi fattori di disturbo emotivo è sempre più elevato e gli effetti negativi di questa condizione non si traducono solo a livello emotico, psicologico e relazionale ma anche, e forse soprattutto, fisico trasformandosi così in un vero e proprio malessere per tutto l’organismo.
E’ dimostrato infatti che il nostro organismo risponda ad alti livelli di stress aumentando la produzione di glutammato e di cosa si tratta? Il glutammato è un amminoacido che ha il compito essenziale di favorire la comunicazione tra le diverse cellule nervose ed è dunque importantissimo per tutto ciò che concerne gli stimoli sensoriali e i segnali di eccitazione. Tuttavia, un eccesso di glutammato porta anche ad un eccesso di questi stimoli sensoriali e questi segnali di eccitazione e allora cosa succede? Succede che il nostro cervello, come se fosse un computer con troppe tabs aperte, non riesce a processarli tutti e per questa ragione, alcune zone, fra cui proprio quella del nervo acustico possono subire danni non da poco.
Il “danneggiamento” ed il malfunzionamento del nervo acustico è proprio una delle principali problematiche collegate all’insorgere di acufeni da parte degli studiosi.

Come combattere l’acufene da stress 

Non c’è bisogno di un medico per capire che l’acufene possa rappresentare un elemento enormemente debilitante per chi ne soffre perché rende difficile comunicare, pensare, ragionare e ovviamente anche dormire. L’acufene è senza dubbio una fonte di stress immane per le persone che ne sono affette e questo, per una patologia che può insorgere proprio per lo stress, comporta un pericolosissimo circolo vizioso dal quale diventa molto difficile uscire. Fortunatamente esistono dei rimedi per questo fenomeno, i migliori alleati per combattere l’acufene sono due: il magnesio poiché esso è in grado di ridurre i livelli di glutammato nel vostro organismo e la TRT (Tinnitus Retraining Therapy), una terapia che si occupa di rieducare il cervello alla corretta percezione dei suoni e che si è dimostrata nel tempo il più valido rimedio per l’acufene da stress.

Alcune cattive abitudini che possono danneggiare l’udito

L’udito è uno dei nostri cinque sensi, che ci permette di orientarci, comunicare e avvertire pericoli anche a distanze ragguardevoli. L’udito ha un impatto diretto sulle capacità cognitive: sentire bene rende le persone più attive, più incluse nel contesto circostante, permette loro di gestire meglio gli impegni quotidiani, e stimola l’attenzione, la vivacità e la creatività: non dimentichiamo che la musica è lo strumento ricreativo più diffuso che passa soltanto dall’orecchio. Capiamo quindi che mantenere l’udito in salute è fondamentale.

Sette cattive abitudini che danneggiano l’udito

Al di là di patologie congenite o che si sviluppano con l’età, esistono diverse cattive abitudini che possono danneggiarlo: in questo articolo elenchiamo le sette più diffuse.

Il fumo

La nicotina presente nelle sigarette limita il flusso di sangue alle orecchie e danneggia le cellule che si occupano di trasmettere il suono al cervello. Come è evidente, anche le sigarette elettroniche apportano lo stesso rischio, poiché contengono anch’esse la molecola. Nei casi più gravi e in presenza di predisposizione naturale, il fumo può causare sordità, anche nei fumatori passivi.

L’alcol

Quando abusato, il consumo di alcol non danneggia soltanto il fegato, ma anche l’udito. Recenti metanalisi hanno evidenziato come l’alcol agisca direttamente sul cervello, inibendo la sua capacità di interpretare i suoni, specialmente quelli a basse frequenze. Chi abusa di alcol con costanza, ha un rischio maggiore di danneggiare la corteccia uditiva che ha sede nel cranio, avendo dirette conseguenze negative sul nervo uditivo.

Non curare i denti

Spesso le infezioni alla bocca si trasferiscono anche all’apparato uditivo: sarà capitato a molti di avere mal di denti per qualche giorno e di sentirci di meno. Questo accade per la vicinanza della bocca alle orecchie: quando i batteri presenti in eccesso nella bocca proliferano, si trasferiscono nel flusso sanguigno e infiammano tutti i tessuti adiacenti, come arterie, parotide e orecchie.

Carenza di ferro

Da uno studio dell’università della Pennsylvania è emerso che l’Anemia Sideropenica ha una correlazione con la perdita dell’udito. Le persone con anemia hanno il 50% di probabilità di riscontrare perdita di udito rispetto alla media di quelle senza anemia. Come risaputo, l’anemia colpisce più frequentemente le donne, a causa del ciclo mestruale mensile e predisposizione genetica.

 

Parotite

La parotite (conosciuta anche come orecchioni) è una malattia comune nei bambini che causa gonfiore alla parotide e alle ghiandole salivari. Se non curata prontamente con antibiotici o se presa da adulti, può portare a infezioni più estese che coinvolgono le meningi e l’apparato uditivo. Chi soffre di parotite recidiva spesso nota un abbassamento dell’udito avanzando con l’età.

Apnee notturne

Potrà sembrare strano, ma le apnee notturne sono una delle cause della perdita di udito. Molti studi affermano che questo potrebbe essere causato dal fatto che l’apnea riduca l’apporto di ossigeno all’orecchio, con conseguente abbassamento dell’udito.

Stress

Che lo stress danneggi la salute dell’organismo in molti modi diversi è ormai comprovato da anni. Sebbene una piccola quantità di ansia può permetterci di affrontare con più energia gli eventi che coinvolgono la nostra vita, come un colloquio importante, un’esame o una gara, una quantità eccessiva di stress apporta soltanto danni. L’eccessiva produzione di adrenalina da parte del corpo, ha ripercussioni negative sul circolo sanguigno, strettamente legato con le funzioni uditive. Problemi al microcircolo possono causare danni all’udito, inoltre uno dei disturbi più comuni al giorno d’oggi, l’acufene (fastidiosi ronzii inesistenti, udibili solo da chi soffre della patologia), dovuto principalmente allo stress, è fonte di insonnia e altri fastidi con conseguente aumento di stress.
La perdita di udito, per esempio con l’avanzare dell’età, può causare altro stress e iniziare un circolo vizioso tutto a discapito dell’umore. Studi medici attrezzati al giorno d’oggi consentono l’installazione di apparecchi per l’udito, invisibili e poco costosi, che permettono una corretta trasmissione dei suoni e un benessere psicofisico generale.

Perdita dell’udito e demenza senile: che legame c’è?

Perdita di udito e demenza senile, una associazione che non tutti fanno, una associazione che richiama timori e insicurezza, ma che ha una spiegazione precisa così come varie e diverse possibilità di intervento.

Partiamo da una domanda: distinguere i suoni, catalogarli, dargli un’attribuzione specifica, è un’azione dell’apparato uditivo o del cervello?

Lo stretto legame tra perdita di udito e demenza senile

Ebbene, se sentire da un punto di vista del volume, della voce, dello strumento, è un compito che il nostro organismo affida all’apparato uditivo, al contrario, le informazioni ricevute durante “l’ascolto” vengono esaminate dal nostro cervello, che le recepisce e in un certo senso le smista a seconda degli stimoli ricevuti.

Il cervello è deputato alla catalogazione delle sorgenti sonore, riconosce i suoni, “impartisce” compiti al corpo in base all’origine dei suoni e seleziona le attività derivanti dai suoni in base alle priorità. A questo punto, diviene evidente la correlazione tra sistema nervoso e udito e, per conseguenza, il rapporto tra perdita uditiva trascurata e rischio di demenza.

La demenza correlata alla perdita uditiva non è un destino

Abbiamo volutamente parlato di perdita uditiva “trascurata” perché esiste un’alta possibilità di recupero laddove si rilevi un intervento tempestivo. Le statistiche infatti dimostrano che più di un terzo dei casi di demenza può essere intercettato e prevenuto, ma non solo, può essere addirittura rallentato nel suo decorso.

Adottare uno stile di vita sano che comprenda esercizi quotidiani non solo per il corpo, ma anche per il nostro cervello, e intervenire tempestivamente sull’indebolimento uditivo, comporta l’acquisizione di un notevole vantaggio contro il progredire della demenza.

Perdita uditiva, un elevato fattore di rischio nella demenza

Tralasciare i primi segnali di una perdita uditiva lieve, pensare che si risolva da sola, o, ancor peggio, isolarsi ed estraniarsi, significa lasciare un ampio margine di sviluppo ai fattori di rischio che possono determinare l’insorgenza delle demenza.

Arrestare il processo degenerativo, o perlomeno rallentarlo, è fondamentale per evitare di fare i conti con situazioni e condizioni irreparabili. Il cervello deve essere stimolato quitidianamente per mantenersi attivo ed efficiente.

Se ancora non avete chiara la correlazione tra indebolimento uditivo e demenza, vi facciamo un piccolo esempio: una persona che non sente bene inizia a manifestare un disagio dapprima iniziale che, gradualmente, con il progredire del livello di perdita uditiva, si trasforma in difficoltà nello stare in relazione.

La persona si estranea, tende ad isolarsi, diminuendo il livello di stimoli a cui era in precedenza sottoposta fino a quel momento. Di pari passo, il declino cognitivo si nutre di questo rallentamento delle attività e inizia a progredire.

L’isolamento sociale è una delle principali alleate della demenza, poiché si vanno a ridurre drasticamente tutte quelle abitudini che mantenevano “in esercizio” il nostro cervello. Assenza di stimoli mentali, diminuzione dell’interazione con gli altri, sono il terreno fertile ideale per il proliferare di quegli elementi che alterano il processo cognitivo.

Ma come di comporta l’udito danneggiato per recuperare le informazioni che non giungono più in maniera immediata? E’ proprio in questa fase che, l’indebolimento uditivo chiede maggiore sforzo a tutte quelle risorse del corpo che caratterizzano la memoria e l’elaborazione del pensiero. Il cervello subisce una vera e propria modifica strutturale, tendendo a ridursi e ad evidenziare atrofia.

Apparecchi acustici, i migliori amici dell’udito e del cervello

Gli apparecchi acustici sono una soluzione che può dimostrarsi particolarmente efficace in questi casi, tanto da diventare mezzo di contrasto contro l’avanzare delle demenza.

Smettere di isolarsi, tornare a stare in società, vivere la vita recependo e ricevendo gli stimoli come prima della comparsa dei primi stimoli significa restituire il proprio ruolo ad ogni funzionalità, riportando un equilibrio che solleva il cervello dall’affaticamento a cui era stato sottoposto con l’indebolimento uditivo.

Dopo un consulto con il nostro personale qualificato, potrete accedere al test gratuito dell’udito per intervenire in maniera subitanea contro la perdita uditiva. Studieremo insieme la soluzione più adatta alle vostre esigenze e alle vostre necessità, fornendovi una continua assistenza e un adeguato supporto.

I gradi di una perdita uditiva: quando ricorrere all’apparecchio acustico?

La perdita dell’udito, in maniera graduale più o meno costante, è una condizione, prima ancora che una patologia, che causa instabilità e disorientamento nella persona in cui si verifica.

L’udito è un riferimento indispensabile, centrale per lo svolgimento delle attività quotidiane, che guida le nostre azioni al pari delle nostre percezioni. Ecco perché il suo indebolimento può essere così destabilizzante per chi deve affrontarlo e viverlo ogni giorno.

Cos’è la perdita uditiva

La perdita uditiva, anche nota come indebolimento dell’udito, è una patologia molto più diffusa di quanto si pensi: colpisce una persona su 5, tanto da essere classificata al terzo posto come patologia più diffusa nel nostro Paese.

Erroneamene o per credenza comune, si tende a pensare che le persone maggiormente colpite siano gli anziani: niente di più sbagliato. Negli ultimi anni, a causa di una serie di elementi (aumento dell’inquinamento acustico, stili di vita, etc…) l’età media delle persone colpite da perdita uditiva è sempre più bassa.

Giovani e meno giovani devono fare i conti, indifferentemente, con questa patologia, che varia da individuo a individuo. Ma come riuscire a capire di aver bisogno di un consulto?

Prestate attenzione al numero delle volte in cui chiedete alla persona con cui state parlando di ripetere le cose; al come sentite una qualunque voce dall’altra parte del telefono; all’impostazione del volume degli apparecchi elettronici (tv, radio, pc), facendo caso se tendete periodicamente ad aumentarlo.

Le condizioni che vi abbiamo elencato sono considerate i primi sintomi dell’ipoacusia, ossia della perdita uditiva appunto.

I gradi dell’indebolimento uditivo

L’ipoacusia è una patologia ben determinata da dei parametri di riferimento precisi e può considerarsi tale quando è superiore ai venti decibel (dB HL). Le fasi sono graduali e individuate in quattro manifestazioni, sempre ricadenti nell’orecchio migliore:

  • lieve, con indebolimento dell’udito tra 21-40 dB HL;
  • media, con indebolimento dell’udito tra 41-70 dB HL;
  • grave, con indebolimento dell’udito tra 71-90 dB HL;
  • profonda, con indebolimento dell’udito di almeno 91 dB HL.

Quando fare ricorso a un apparecchio acustico?

Negli anni, il livello di certificazione e di affidabilità degli apparecchi acustici ha raggiunto risultati elevatissimi, grazie ai quali è possibile tornare condurre la propria vita senza essere in qualche modo rallentati o ostacolati dalle conseguenze della perdita uditiva.

Ma come fare a sapere quando ricorrere all’utilizzo di un apparecchio acustico? Una volta stabilito il livello lieve, medio, grave o profondo di acusia, dovete tener presente che il parlato, la voce, mediamente è attorno ai 40 dB HL.

Andando a rivedere i dati di riferimento riportati sopra, vi accorgerete che stiamo parlando del livello di acusia medio, pertanto se avete difficoltà a seguire in discorso a causa delle mancata comprensione della voce del vostro interlocutore, potreste già avere necessità di ricorrere a un apparecchio acustico.

Naturalmente, parliamo di dati che possono essere elaborati e presi in considerazione solo dopo un esame dell’udito, durante il quale sarete assistiti dal nostro personale dedicato, altamente qualificato per rispondere ad ogni vostra domanda o necessità.

Scoprirete la discrezione dei nostri apparecchi acustici e le loro prestazioni. Potrete ritrovare un nuovo modo di stare in relazione, riprendendovi gli spazi e le esperienze a cui avete rinunciato per il disagio e la vergogna che accomuna chi affronta un problema di perdita uditiva.

Che si tratti di indebolimento dell’udito lieve, medio, grave o profondo, siamo a vostra disposizione per fornirvi le migliori soluzioni, sempre nel rispetto delle vostre esigenze e delle vostre necessità.

Amiamo fornire soluzioni che restituiscano ai nostri clienti la serenità di “tornare a sentire”, perché sentire bene significa riappropriarsi di quella sicurezza che era andata perduta. Con i nostri apparecchi acustici tornerete a vivere la libertà di momenti condivisi con le persone che amate, lontano da sguardi spazientiti e giudicanti.

Lavoriamo ogni giorno, con passione e dedizione, per regalarvi l’emozione di godervi una serata in compagnia o un momento speciale, senza la limitazione di non riuscire a sentire, senza l’assillo di chiedere la ripetizione del discorso. Al vostro fianco, sempre.

Ipoacusia: cosa è?

Per ipoacusia si intende un problema dell’udito che si manifesta con una non corretta percezione di suoni e parole e che colpisce in particolar modo i soggetti anziani. Le cause dipendono principalmente dall’invecchiamento dell’organo uditivo, e la condizione si può presentare di due tipi ossia trasmissiva e percettiva. In riferimento a quanto sin qui premesso, vediamo nei dettagli di cosa si tratta, quali sono i sintomi e come curare l’ipoacusia.

Cause e sintomi dell’ipoacusia ?

L’ipoacusia che può essere trasmissiva o percettiva differisce se si tratta della prima o della seconda. Nell’ ipoacusia trasmissiva le cause vengono addebitate a tappi di cerume, forme di otiti acute e croniche ma anche a perforazioni del timpano. Nell’ipoacusia percettiva invece la condizione si manifesta a seguito di traumi acustici o malattie come ad esempio la meningite. I soggetti di una certa età sono maggiormente predisposti ad una delle due forme di ipoacusia specie se lamentano altre patologie tipo ipertensione, ipercolesterolemia e diabete che portano alla degenerazione del nervo dell’udito di tipo bilaterale e simmetrica. Anche nei bambini l’ipoacusia infantile si può tuttavia manifestare, ed in genere a causa di fattori come l’ereditarietà o a seguito di alcune infezioni contratte nella prima infanzia come ad esempio la cosiddetta otite effusiva, ossia un’infiammazione del timpano e relativi ossicini generata dalla presenza di muco che non si riassorbe. Questa forma di otite non dolorosa, comunque comporta una significativa riduzione dell’udito. I sintomi più comuni in presenza di ipoacusia possono manifestarsi con una sordità che cresce con il passar del tempo, ma anche con strani rumori nell’orecchio, vertigini, disturbi dell’equilibrio e capogiri oppure con nausea e sensazione di una forte pressione nell’orecchio.

Come viene diagnosticata l’ipoacusia?

Un otorino può diagnosticare l’ipoacusia valutando in primis la condizione del condotto uditivo e della membrana di cui si compone il timpano. In secondo luogo provvede ad effettuare degli esami uditivi come ad esempio quello noto con il termine di audiometrico tonale che nello specifico consiste nel sottoporre all’audizione di alcuni suoni tramite delle cuffie. Anche l’esame vocale avviene allo stesso modo e comprende la trasmissione nelle cuffie di parole anziché suoni. Infine va aggiunto che c’è anche un test noto come impedenzometria che serve all’otorino per misurare il grado di elasticità della membrana del timpano, in modo da accertarsi a seconda dell’esito se è ridotta oppure del tutto assente. In quest’ultimo caso significa che all’interno del timpano è presente del muco che non permette di udire correttamente suoni e parole. Questa tecnica serve tra l’altro a verificare il riflesso del tendine della staffa che nei giovani provoca una riduzione dell’udito e quindi rende necessario un intervento chirurgico.

Come curare le varie tipologie di ipoacusie ?

L’ipoacusia a seconda se trasmissiva o percettiva è in ogni caso curabile; infatti, è possibile intervenite con farmaci in grado di curare l’infiammazione catarrale oppure con piccoli interventi chirurgici che mirano a ripristinare la funzione della membrana timpanica e dei relativi ossicini. Tuttavia l’ipoacusia può manifestarsi anche in altre forme come ad esempio quella nota con il termine di neurosensoriale che viene trattata con farmaci (soltanto in alcuni casi), ossia quando il problema si presenta in forma acuta o con l’infiammazione del nervo. Questa condizione va tuttavia diagnosticata precocemente al fine di scongiurare danni irreversibili agli organi interessati e che possono portare ad un sordità completa. Da ciò si evince che sottoporre i bambini ad esami audiometrici è sicuramente un’ottima scelta per prevenire o curare in tempo l’ipoacusia, e magari optare per apparecchi acustici di ultima generazione che in tal senso possono fare davvero tanto per l’udito e patologie ad esso correlate.